Giu 30 2010

6.186 i merchant in italia

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La camera di Commercio di Milano ha reso pubblica la rielaborazione dei dati di registro imprese 2009 e primo trimestre 2010 (qui la notizia)

Dai primi dati parziali si può affermare:

– che l’e-commerce gode di buona salute e che le aziende lo vedono sempre più come canale di vendita da utilizzare;
– che l’offerta è comunque ancora molto limitata;
– che l’e-commerce diretto fa ancora (purtroppo) la parte del leone;
– che assisteremo ad una forte crescita dell’offerta nei prossimi 1/2 anni;

Ma quello che più di tutto si può dire è che AICEL rappresenta davvero l’e-commerce Italiano!

Grazie a tutti i merchant che hanno creduto e credono in AICEL e grazie a quanti stanno collaborando alla crescita dell’Associazione Italiana Commercio Elettronico

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Ott 06 2009

se questi fossero i merchant

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.. allora mi vergognerei a rappresentarli in AICEL.

Mio padre, da quando ha scoperto l’e-commerce, effettua buona parte dei suoi acquisti on-line. Compra davvero di tutto: manna, attrezzi sportivi, biglietti aerei, telecomandi universali solo per citare gli ultimi.

Sabato scorso si è superato: ha comprato una Dieta Personalizzata (il sito lascio a voi scoprirlo)

Di buona mattina compila il form, in tempi rapidi riceve una mail di conferma dove un operatore gli chiede qualche altro dato e conclude la transazione effettuando un bonifico (on-line ovviamente).

La mail di conferma gli consiglia di

velocizzare i tempi inviare la ricevuta del pagamento scannerizzata via email a info@xxxxxxxxx.com oppure via fax allo 0xxxxxxx,
Se non ha un fax basta che vada in un comune tabacchino-cartoleria del suo quartiere.
In questo modo in poche ore avrà la sua dieta direttamente nella casella di posta elettronica

Ligio ai ‘consigli’ del merchat e  avendo fatto l’acquisto dall’ufficio (dove il fax c’è eccome) ha mandato la stampata del bonifico con tanto di cro.
“In poche ore avrò la mia dieta personalizzata” avrà sicuramente pensato. E come dargli torto? La mail dice proprio così e poi in carrelli.it consegnamo beni fisici al cliente in 2/3 giorni, figuriamoci quanto ci vuole a redigere ed inviare un documento (molto probabilmente un modello precompilato e ‘aggiustato’ alla bisogna).

Ieri sera, prima di lasciare l’ufficio invia una mail chiedendo quando avrebbe ricevuto la dieta. Nessuna risposta

Oggi nel primo pomeriggio invia una mail di sollecito.. in fondo il merchant aveva detto ‘poche ore avrà la sua dieta’.

Arriva una risposta che vi riporto pari pari:

Che cosa sollecita?
Se l’accredito non arriva se la prende con noi?
E’ compito suo e della sua banca essere celere nel fare il bonifico.
Visto che è un professionista dovrebbe sapere che al sabato e domenica le banche non lavorano.
I bonifici nazionali di solito ci mettono 2-4gg lavorativi.
Appena arriva il bonifico spediamo il tutto.
Dipende dalla velocità della sua banca.

Grazie e cordiali saluti

—————————————
Admin xxxxxxxxxxxxxx

Ecco, se questo fosse davvero l’ecommerce italiano, in seduta stante mi dimetterei da ogni carica in AICEL.

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Gen 09 2009

l’e-commerce è una questione di fiducia

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L’e-commerce non funziona, l’e-commerce non decolla, il commercio elettronico non piace agli italiani, con gli e-shop non si guadagna, nella vendita on-line mancano i risultati, l’e-commerce è un eldorado latente, l’e-commerce ha il freno a mano…. 

e se la colpa fosse di chi si improvvisa merchant? Questo è l’ ennesimo messaggio apparso su AICEL:

1) io voglio sperimentare un ecommerce in un settore che penso possa portare guadagni ma non ne ho idea…e non voglio rischiare di sborsare 3000 euro per 1 anno senza avere nessuna garanzia di rientro.
Leggevo che è possibile fatturare con codice fiscale fino ad un massimo di 5000 euro per privato.
Posso aprire ecommerce e usare il mio CF per emettere fatture ?

2) andando sul discorso P.IVA deve questa essere per forza P.IVA da commerciante ? o visto che rivendo prodotti di terzi e che vorrei gestire le spedizioni tramite corriere senza di fatto prendere in carico la merce presso la mia sede, farmi una PIVA da consulente ? che mi consentirebbe di sborsare di gran lunga di meno ?

Nel canale tradizionale nessuno si sognerebbe mai di aprire un negozio in centro per prova, nell’e-commerce si!
Bassi costi di ingresso, false convinzioni, alta disponibilità di dropshipper, piattaforme free, marketplace senza controlli etc fanno si che molti si improvvisino. (lasciamo fuori chi lo fa professionalmente in malafede) 

Mancanza di professionalità, improvvisazione e mancato rispetto delle regole nuocciono all’e-commerce, minano le stesse basi dell’e-commerce: LA FIDUCIA NELL’E-COMMERCE

Questo concetto fondamentale è universalmente valido.
Valido per il consumatore che deve fidarsi di noi, avere la sicurezza di essere nel posto giusto, di essere trattato al meglio, di essere rispettato.. il consumatore deve fidarsi di noi!

Valido per il merchant che deve credere nelle proprie idee, scommettere e investire per dare il meglio… deve aver fiducia nel suo lavoro, nella sua idea imprenditoriale.  Se il merchant è il primo a non aver fiducia,  perchè dovrebbe dargliela un consumatore?!?

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Nov 14 2008

eBay: non ti fidare dei nostri venditori

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La responsabile legale di eBay Marilù Capparelli ha affermato

Di solito non ci si fida del venditore che non offre alternative al mezzo di pagamento, che tiene nascosti i suoi dati personali e omette di fornire informazioni sul bene messo in vendita o non garantisce all’acquirente il diritto di recesso

Considerato che eBay non ha alcun interesse a rendere note le generalità del venditore almeno fino a quando non è avvenuta la transazione e che gli inserzionisti non sono obbligati a farlo (questo e molto altro sono informazioni obbligatorie da dare PRIMA della conclusione del contratto –Codice Consumo Art.52-), questa affermazione potrebbe equivalere a dire che è meglio non fidarsi dei venditori eBay e di fare acquisti sui siti di comemrcio elettronico che rispettano la normativa europea.

Più probabile invece che questo sia l’inizio della svolta e che eBay che si veda presto costretta a rivedere il proprio modello di business.
La comunità europea ha infatti iniziato l’iter per l’approvazione delle nuove norme riguardanti l’e-commerce.  La direttiva di prossima emanazione impone che le aste, comprese le aste elettroniche, soddisfino i requisiti in materia di informazione.

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Nov 12 2008

Deve pungere per fare male

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Santoro sulle recenti critiche ricevute per aver tentato di censurare la satire a lui non gradita sbotta dicendo:

Ma quale censura? Quella radio danneggia il mio lavoro

Ritengo inutile entrare nel merito: dal mio punto di vista ne hanno già parlato fin troppo in troppi.

Mi permetto solo di far notare al conduttore di Anno Zero (e a tutti i suoi colleghi giornalisti) come alcuni comportamenti / affermazioni / pensieri siano percepiti fastidiosi (se non addirittura dannosi) solo quando ci colpiscono direttamente.  In Sicilia c’è un proverbio che esprime bene il concetto: “av’a pùnciri pi’ fari mali” (deve pungere per fare male) 

Se è vero che una imitazione alla radio ‘danneggia il lavoro’  sopratutto nella

attività preparatoria del programma.  Se quando telefono a un politico per invitarlo devo perdere dieci minuti a spiegare che non sono il mio imitatore vuol dire che un po’ di confusione c’è, o no?

cosa dovrebbero dire i merchant italiani?

Noi non abbiamo un singolo imitatore a danneggiarci, abbiamo centinaia di fonti giudicate autorevoli che sparano sull’e-commerce quotidianamente e non mancano mai l’occasione per ricordare ai consumatori che la truffa viaggia on-line (i dati affermano il contrario).
A differenza dello scherzo goliardico della radio a ‘danni’ di Santoro, nessun giornalista si ricorda di chiudere il pezzo con “Non è vero.. è tutto un gioco!!!! L’e-commerce è sicuro!”

Caro Santoro, cari giornalisti, avessimo noi la possibilità di ‘perdere’ 10 minuti a spiegare che non siamo truffatori…  
La prossima volta che parlerete di commercio elettronico, ricordatevi di Santoro e non aspettate di essere punti anche voi

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Ott 20 2008

Recesso: 14 giorni e senza raccomandata

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La CE ha presentato un nuova proposta di legge per armonizzare le norme sull’e-commerce in amibito europeo.  Ad oggi ci sono 4 Direttive Comunitarie che, recepite dai singoli stati, hanno generato 27 norme nazionali.

Lo scopo della nuova direttiva è quello di mettere ordine e di eliminare le barriere allo shopping online dentro Unione Europea

CI sono diversi punti interessanti e nei prossimi giorni vedrò di trovare il tempo per esaminarli uno ad uno (qui o sul blog di AICEL.. vedremo)

Visto il recente lancio di SonoSicuro dove la fiducia è fondamentale, non posso che partire dal Diritto di Recesso (la possibilità da parte dall’acquisto on-line senza alcuna motivazione e senza alcuna penalità) che rappresenta senz’altro una garanzia ampia per il compratore.

Il Codice del Consumo ha recepito le direttive comunitarie e fissato il termine per far valere il diritto in 10 giorni (la norma comunitaria indicava un tempo non inferiore a 7 giorni). Il codice del Consumo disciplina anche la modalità per l’esercizio del diritto e richiede che il consumatore effettui una comunicazione scritta mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento. (Il potrebbe anche non volere la raccomandata e accontentarsi di una mail o un fax).

Questo sistema, a tutela completa del consumatore, è macchinoso e molti negozi on-line, per ignoranza più che altro, riportano interamente la legge pretendendo così l’invio della raccomandata.

La nuova direttiva sui diritti dei consumatori, che dovrà essere approvata dal Parlamento europeo e dai governi dell’UE in sede di Consiglio dei ministri prima di entrare in vigore, modificherà sostanzialmente l’impianto normativo italiano: il termine per l’esercizio del diritto di recesso è uniformato in 14 giorni di calendario in tutti gli stati Europei ma sopratutto non sarà più richiesta alcuna comunicazione scritta mediante lettera raccomandata.

La norma introduce un modello standard di recesso di facile uso che potrà essere implementato negli e-store anche come semplice form da compilare. Un esempio:

———–

(da completare e spedire solo se desideri recedere dal contratto)

Destinatario: * Ragione Sociale e indirizzo del merchant *

Io sottoscritto vi informo che intendo recedere dal contratto di acquisto dei seguenti beni* / dalla fornitura dei seguenti servizi*: _____________

ordinati il* _______  / ricevuti il*  ________

Nome e Cognome consumatore: _________________

Indirizzo: _____________________________________

Data ______

Firma (solo se inviato in forma scritta): ___________________

* Cancellare la parte che non interessa

______________

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Ott 14 2008

SonoSicuro: il concetto di certificazione piace

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Ero sicuro e SonoSicuro: con il certificato creato da AICEL possiamo fare la differenza e finalmente eliminare i falsi demoni che aleggiano sull’e-commerce

Il Certificato SonoSicuro piace ai merchant e piace ai media. I primi lo dimostrano aggiornando i loro e-shop inserendo il certificato dinamico e lanciando comunicati stampa, i secondi lo fanno dando spazio all’iniziativa, contattando l’associazione e pubblicando articoli.

Piace molto il concetto di ‘Certificato Dinamico’, ovvero la possibilità di verificare in ogni momento lo stato della certificazione. Il logo del certificato è infatti generato direttamente dal server di SonoSicuro ed è personalizzato per ogni negozio: oltre al logo di SonoSicuro è presente il numero del certificato.
Ogni certificato quindi può essere usato solo dal negozio proprietario e appare solo sull’URL registrata in fase di certificazione. (se utilizzato su un’URL diversa, genera un errore).

Il consumatore vede il certificato solo se esiste e se pubblicato sul sito corretto. Lo vede solo se il negozio è ‘sicuro’. Può inoltre verificare con un semplice click lo stato del negozio e la sua scheda anagrafica e i dettagli del certificato direttamente sul server di AICEL.

Ieri SonoSicuro ha trovato spazio anche sul portale de IlSole24Ore

SonoSicuro che la certificazione AICEL piacerà anche ai Consumatori e farà avvicinare all’e-commerce la fascia di popolazione di non acquirenti che ancora non si fida

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Set 27 2008

Fiducia nell’e-commerce

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Ho trovato una interessante teoria che mette in relazione e-commerce e fiducia percepita dal consumatore nel caso di realtà multicanale.
  • la fiducia del consumatore verso l’acquisto in internet è correlata positivamente alla dimensione percepita del punto vendita fisico;
  • la fiducia del consumatore verso l’acquisto in internet è correlata positivamente alla reputazione del punto vendita fisico
Non conosco l’autore (Dr. Maximilian Teltzrow) ma mi bastano queste due ipotesi per iniziare a documentarmi sul suo lavoro e capire se ha fatto anche delle valutazioni sulla fiducia percepita nel caso in cui il merchant sia un pure player.
Mi ci metto subito e comincio da qui: A Quantitative Analysis of E-Commerce:

Channel Conflicts, Data Mining, and Consumer Privacy

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Set 19 2008

per favore non chiamateli ‘Negozi’

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Secondo una loro ricerca, sarebbero 20.000 gli Italiani con un negozio on-line aperto su eBay.

E’ un dato interessantissimo sotto molti aspetti:

– significherebbe che eBay ha circa il 400% di negozi in più rispetto all’intera Italia ( dati ufficiali Camera Commercio Milano negozi on-line nel nel 2007) ;
– significherebbe che in eBay potrebbero esserci circa 17.000 potenziali evasori fiscali;
– significherebbe che il fatturato medio per negozio sarebbe di circa 250.000 Euro;
– significherebbe che tolti i TOP 20 che fatturano circa il 70% del mercato i rimanenti 19.980 store on-line si accontenterebbero di un fatturato  di poco superiore ai 75.000 Euro ( da notare che la stessa eBay è considerata -a torto- fra i 20 Top e-commerce!!);
– significherebbe che….

Insomma.. significherebbe tante, troppe cose, ma in realtà ne significa una e una solamente: NON SONO NEGOZI ON-LINE
Intendiamoci, non è che la notizia sia meno rilevante: sono 20.000 Italiani che hanno deciso di mettere all’asta dei prodotti.. sono un gran bel numero, sono tantissimi, ma ‘tecnicamente’ non sono negozi.
E’ un po’ come dire che sotto casa nostra hanno aperto un’edicola solo perché il bambino del vicino ha esposto i suoi Topolino sulla panchina.  

Ora qualsiasi iniziativa pro-ecommerce, qualsiasi notizia che parli ‘ben’ del nostro lavoro, non può che trovare il mio plauso personale.  Rimango invece più scettico quando queste iniziative riportano dati non corretti pur di dare visibilità ad una ottima campagna di marketing. (tanto di cappello ad eBay)  

Caro consumatore, quando fai un acquisto su eBay e magari lo fai da un venditore non professionale ( e tanti feedback non significa professionale) non dire che hai fatto e-shopping ma sopratutto non dire che lo hai comprato da un negozio on-line…. lo hai comprato da un privato  attraverso eBay.
Farai più bella figura tu (sei geek, alla moda, compri su eBay, fai affari, hai risparmiato etc etc) e faremo più bella figura noi che invece ci limitiamo ‘solo’ ad offrire servizi, garanzie, certezze, etc etc e che spesso non possiamo farti risparmiare. 

Caro giornalista, caro blogger,  a te che dire? Vivi solo se gli altri ti leggono.. non posso certo chiederti di non fare quello che fai.  
Posso solo pregarti, nel prossimo articolo che scriverai sul nostro mondo, di ricordarti anche dei veri merchant, quelli che combattono ogni giorno contro una cattiva informazione e contro i falsi demoni che aleggiano intorno al commercio elettronico. Quelli che la fiducia dei consumatori se la devono conquistare. Quelli che pensano al cliente perchè solo con lui trovano la loro ragione di esistenza.

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Set 02 2008

Valore del prezzo nell’e-commerce

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Ho trovato un mio intervento datato Luglio 2006 in Mlist. Una discussione sul ‘futuro’ dell’e-commerce aveva messo in evidenza un ‘falso mito’ dell’e-commerce: il prezzo (basso) è la variabile determinante per il successo di un e-commerce.

Due anni dopo, con qualche migliaio di post tematici e di vendite on-line di esperienza, posso con tranquillità ribadire lo stesso concetto:  le motivazioni che portano i consumatori a preferire il mercato on-line rispetto a quello tradizionale sono tante e diverse. La ‘convenienza’ non è da ricercarsi solo in termini di prezzo.

e-commerce non sempre significa necessariamente ‘basso prezzo’.
L’enunciato <<contenimento dei costi da parte delle aziende – quindi il ribasso per chi compra >> non trova una dimostrazione unica.

————————- 

Valore del prezzo nell’e-commerce

Vuoi per il mio ruolo di merchant, vuoi per l’associazione AICEL che da qualche anno porto avanti, sto leggendo con molto interesse lo scambio di opinioni all’interno della discussione ‘e-commerce dove vai?’ (http://mlist.belowtheweb.it/ar chivi/3d/env/msgid-44597.html# 4380 3) (http://www.mlist.it/discussioni/e-commerce-dove-vai?tree_view=childscomments )

Ci sono moltissimi spunti di riflessione e argomenti che meriterebbero discussioni separate ma almeno su uno vorrei soffermarmi un attimo: il prezzo come variabile determinante.

La variabile prezzo non può e non deve essere considerata la discriminante per il successo di un’impresa on-line.

Una attività on-line è equiparabile in tutto e per tutto ad una attività tradizionale.

Non è vero che per fare e-commerce basta un ufficio (o il PC di casa), non serve un magazzino, non serve personale, non si pagano insegna e le spese in comunicazione sono molto più basse.

Sono falsi miti che sarebbe opportuno iniziare a demolire anziché alimentare magari con la speranza per alcuni di vedere aumentare il portfolio clienti!

Una attività on-line è soggetta alle stesse norme base di una attività tradizionale alle quali si sommano quelle specifiche per la vendita a distanza e la tutela dei consumatori. (comunicazioni, diritto recesso, privacy solo per citare le più conosciute)

Il prezzo è determinate solo per i mercati maturi, con beni alla fine del loro ciclo di vita o divenuti commodities. Questi mercati sono caratterizzati da pochi player dominanti e da tanti piccoli “reseller” che spesso si approvvigionano dagli stessi big-player (basti pensare ad Esprinet che fornisce buona parte dei venditori di informatica e contestualmente gestisce una attività rivolta al mercato consumer).

I big marginano sui grandi volumi, tutti gli altri sopravvivono con margini ridicoli grazie ai servizi che i big gli riservano (per aprire un negozio di Notebook basta un PC, un fornitore di prodotto e di flussi da integrare nel carrello on-line e che gestisca le spedizioni dalla piattaforma logistica centrale –un gioco da ragazzi-).

In questi mercati valgono davvero le affermazioni fatte sulla riduzione delle spese vive e dei costi di gestione e realmente si può parlare di attività virtuali, ma non dimentichiamoci che costituiscono l’eccezione o sono solo una parte del mercato e non valgono come regola per tutto l’e-commerce.

Le motivazioni e le dinamiche che portano un cliente a preferire un acquisto on-line anziché dal “bottegaio” sotto casa sono tante e tali da non poter essere trascurate o offuscate dalla sola variabile prezzo.

Lo scorso Novembre come associazione merchant abbiamo lanciato il progetto nazionale “7motivi” – sette motivi per scegliere l’e-commerce www.7motivi.it – proprio perchè come operatori dell’ecommerce riteniamo doveroso avviare un dialogo aperto con l’utenza e far focalizzare l’attenzione sui vantaggi che il commercio elettronico italiano può offrire.

Infine, una riflessione: se la variabile prezzo è davvero la determinante del successo di impresa, allora l’e-commerce è destinato ineluttabilmente a diventare affare dei soli produttori.


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